Ciao da Corrado e Lucia.
Stavolta purtroppo la cronaca ci costringe a deviare da quello a cui avevamo cominciato a lavorare per questa newsletter.
Il tempo di riflettere
La newsletter che abbiamo preparato per questa settimana parla di digital gap, un fenomeno al quale Mariangela Campo aveva dedicato questo articolo su News48. Abbiamo preparato un’intervista con lei sul tema.
Purtroppo però, nel frattempo, sono successe cose molto più gravi. Davanti ai femminicidi di Ilaria Sula e Sara Campanella, ci siamo presi qualche giorno per riflettere. Troppo forte la ferita per non dedicare anche un pensiero
Un tema su cui la stessa Mariangela ha dedicato un articolo sul suo blog. Ti consigliamo questa lettura. Lo trovi QUI.
Il digital gap: quattro chiacchiere con Mariangela Campo
Le donne non sono soggette solo alla terribile violenza fisica. Ci sono forme ancora più sottili per esercitare sopraffazioni di vario tipo. Se con Mariangela parlammo qualche mese fa di gender gap, in questo numero lei condivide la sua esperienza sulla disparità di accesso alle informazioni e ai servizi digitali legata al genere.
Mariangela, quando parli di discriminazione di genere, fai spesso una distinzione tra buone pratiche e soluzioni. Qual è la differenza tra una buona pratica e una soluzione in riferimento al gender gap?
In generale, una buona pratica è un'azione, una strategia o una iniziativa che ha dimostrato di essere efficace nel ridurre il gender gap in un determinato contesto.
Si tratta di un modello replicabile che può ispirare altre realtà a intraprendere azioni simili.
Un esempio di buona pratica è l’associazione She is a scientist, progetto nato nel 2017 in Italia per valorizzare l’apporto delle donne alla scienza, svincolando le competenze scientifiche dall’immagine che ogni donna vuole mostrare di sé.
Tuttavia, una buona pratica da sola non è sufficiente a eliminare il problema, ma contribuisce a mitigarne gli effetti.
Una soluzione è un intervento strutturale e sistemico che mira a eliminare il gender gap in modo definitivo o a lungo termine: affronta le cause profonde della disparità di genere, trasforma le strutture sociali, economiche e culturali che lo perpetuano.
Un esempio potrebbe essere la Digital Skills and Jobs Coalition (DSJC), una iniziativa UE che riunisce Stati membri, aziende, parti sociali, organizzazioni senza scopo di lucro e istituzioni che lavorano per affrontare la mancanza di competenze digitali in Europa.
Offre opportunità alle organizzazioni che stanno intraprendendo azioni per migliorare le competenze digitali in tutta Europa per imparare dai loro colleghi e per mostrare le loro azioni e il loro impatto.
Il problema è che ogni stato europeo ha diversi livelli di competenze di cittadini, aziende e istituzioni, di conseguenza la soluzione è più teorica che pratica.
Hai ricevuto testimonianze di buone pratiche o di soluzioni per il problema del digital gap?
In Europa, solo una donna su quattro studia ICT e le donne costituiscono appena il 16,7% della forza lavoro digitale. Nella cybersicurezza, la percentuale scende all'11%.
Il divario si riflette anche sugli stipendi: gli uomini analisti della sicurezza guadagnano in media 100.157 dollari, mentre le donne solo 77.347 (INFOSEC Institute, 2018).
Inoltre, gli uomini hanno nove volte più probabilità di accedere a posizioni dirigenziali.
Anche le cause della disparità nel digitale sono culturali e strutturali. Persistono stereotipi che condizionano le scelte formative e professionali delle donne, oltre a discriminazioni salariali e di carriera.
Le donne, seppur più motivate a dimostrare il loro valore, percepiscono minori possibilità di successo e avanzamento rispetto agli uomini.
Quello che sembra non essere chiaro è che la perdita di talenti femminili nel digitale comporta un calo della produttività stimato in 16,2 miliardi di euro annui nell'UE (EU Report, 2018).
Se andiamo nel dettaglio del caso italiano, il digital gender gap si inserisce in un contesto di disuguaglianza economica e occupazionale già marcata.
Le donne affrontano barriere aggiuntive dovute alla carenza di servizi di welfare, come asili nido e scuole a tempo pieno, che rendono difficile la conciliazione tra vita privata e lavoro.
La child penalty penalizza le donne dopo la maternità, mentre gli uomini non subiscono lo stesso impatto, soprattutto nel mezzogiorno e al sud.
Nonostante le donne siano mediamente più istruite e ottengano risultati accademici migliori, sono sottorappresentate nei settori STEM, tra i più richiesti e meglio retribuiti. Il problema non è legato alle capacità, ma a stereotipi che scoraggiano le ragazze dallo studio delle materie scientifiche.
Il divario di competenze digitali è significativo, con le donne che hanno meno accesso a competenze avanzate, specialmente nelle fasce d'età più alte e tra le categorie socialmente più vulnerabili.
Hai invece avuto modo di leggere di buone pratiche o soluzioni, anche al di fuori dell’Italia?
Il modo più efficace per affrontare il digital gender gap, come il gender gap in generale, è l'educazione.
Un elemento chiave è la media education, che sviluppa la digital literacy, ovvero la capacità di selezionare, analizzare e interpretare le informazioni digitali.
La media literacy si fonda sulle 5C:
Culture (consapevolezza culturale);
Critical (pensiero critico);
Creative (produzione creativa);
Comprehension (comprensione);
Citizenship (cittadinanza attiva).
Questo approccio amplia il concetto di competenza oltre la semplice alfabetizzazione tecnologica, includendo la visual literacy, l'information literacy e la capacità di esprimere bisogni ed emozioni (personal literacy).
Tutte insieme queste competenze formano la digital wisdom, la saggezza digitale, che rappresenta la sintesi per un uso consapevole e civico delle tecnologie.
Oltre all'educazione, servono politiche che promuovano la parità di genere nel mondo del lavoro. Sistemi di reclutamento trasparenti, retribuzione equa, congedi parentali paritari e servizi di supporto per la famiglia sono essenziali per garantire pari opportunità.
Alcune di queste misure sono già previste da normative internazionali, ma la loro applicazione è ancora insufficiente.
Il superamento del digital gender gap non riguarda solo l'emancipazione femminile, ma rappresenta una necessità per il progresso dell'intera società.
Pills
Se in questa newsletter si finisce per parlare, giocoforza, di violenza e giustizia, vi vorremmo segnalare un pezzo di News48 sull’argomento. Lo ha scritto Francesco Pira, parlando del conflitto tra Russia e Ucraina e la guerra in Medio Oriente e di come la pace sia un cammino che richiede apertura, fiducia e coraggio, ma anche la consapevolezza che ogni persona può contribuire a rendere il mondo un posto migliore. Questo l’argomento del suo articolo “Verso una pace autentica: tra riarmo e desiderio di giustizia sociale”;
La connessione tra arte e sostenibilità negli ultimi anni si è rafforzata molto. Sono sempre di più infatti le opere d’arte sostenibili, realizzate con elementi naturali, materiali di riciclo o addirittura rifiuti. Marta Tarasconi ce ne parla nel suo pezzo “Alla scoperta della connessione tra arte e sostenibilità, a partire dalla mostra RESTART”.
Costruiamo insieme
La giustizia sociale è uno dei fari del giornalismo costruttivo. Dal 16 al 21 febbraio, Assunta Corbo, fondatrice del Constructive Network, ha avuto l’opportunità di partecipare a uno Study Tour tra Repubblica Ceca e Serbia, grazie al Solutions Journalism Network. Le tappe sono state Praga e Novi Sad, con un programma intenso.
E’ stato un incontro di realtà editoriali che, attraverso il giornalismo costruttivo, sono riuscite a rialzarsi e a ottenere successi significativi. 25 i giornalisti provenienti da tutta Europa, con l’obiettivo di riportare a casa esempi concreti, dati preziosi, stimoli e suggestioni che potessero arricchire il lavoro di tutti.
Grazie mille per l’attenzione e tanti auguri di una Buona Pasqua!
Keep calm and…#beconstructive